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lunedì 18 luglio 2022

Il Gen Rosso con i migranti della "rotta balcanica": un impegno che continua

@ - Grazie ad un progetto europeo, la band internazionale tornerà tra i profughi al confine tra Bosnia ed Erzegovina e Croazia. Obiettivo, la formazione di giovani capaci di aiutare i migranti ad affrontare la loro condizione di vita e il loro futuro. Si tratta del terzo viaggio nei Balcani per il Gen Rosso che riferisce: dai profughi la richiesta di ricevere nutrimento spirituale, attraverso l'arte e la musica, in un contesto di sofferenza.


Un artista del Gen Rosso con un migrante
Il Gen Rosso alla vigilia di un nuovo impegno che prosegue il percorso di solidarietà nei confronti dei profughi della cosiddettarotta balcanica”. Insieme all’associazione internazionale New Humanity, a Dance Lab ed altre cinque associazioni europee e del Medio Oriente, la band internazionale che ha sede a Loppiano, Firenze, promuove infatti unaCall to action”, una “chiamata all’azione”, per 12 giovani, per offrire loro attività di formazione in ambito artistico e multiculturale. Si tratta del nuovo progetto “HeARTmony”, finanziato dalla Commissione Europea, i cui obiettivi sono sviluppare metodologie di inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l’arte, rafforzare le competenze interculturali dei giovani e riflettere sulle cause ed effetti delle migrazioni nel bacino del Mediterraneo.

Il progetto “HeARTmony”
Due le attività di formazione previste durante quest’estate, i partecipanti saranno poi chiamati in team con altri giovani a realizzare almeno due workshops entro ottobre 2023 per dimostrare di aver acquisito le competenze tecniche, sociali ed interculturali indicate. Nell’ambito del progetto, 6 giovani residenti in Italia avranno la possibilità di partecipare ad un corso di formazione artistica gestito dal Gen Rosso, dal 25 luglio al 1°agosto, in Bosnia ed Erzegovina a Ušivak, nella periferia di Sarajevo, e a Bihać.

I profughi a Ušivak
Il campo profughi a Ušivak è uno dei centri di accoglienza temporanea dove vivono i migranti reduci dalla rotta balcanica. Sono soprattutto famiglie con bambini, minori non accompagnati e giovani. Gestito dall'Oim, il campo è per loro una specie di 'oasi' dove ritemprarsi nel corpo e nello spirito ma il loro sogno è tentare l'attraversamento del confine con la Croazia per entrare nell'Unione europea. Nel centro è attivo il Social Corner, voluto da Papa Francesco, dove volontari della Caritas animano le giornate degli attuali 300 ospiti, provenienti da Iran, Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, diversi Paesi dell'Africa e persino Cuba, organizzando attività ricreative e formative. Un punto di incontro e di dialogo per infondere speranza a chi rischia di perderla.

Il bisogno di curare cuore e anima
In Bosnia ed Erzegovina il Gen Rosso tornerà dunque per la terza volta a fine mese, non solo per allestire un concerto con il coinvolgimento dei rifugiati, come è stato nelle scorse occasioni, ma per formare giovani che poi saranno a loro volta formatori in quel contesto. Un workshop, lo definisce la band internazionale che si ispira al carisma dell'unità di Chiara Lubich, con "effetto moltiplicativo". Tra i profughi molti hanno chiesto, infatti, non tanto aiuti materiali, cibo e vestiario che non mancano, ma sostegno morale e spirituale, nutrimento del cuore e dell’anima per affrontare il loro difficile presente. "Vogliamo essere come voi, portare la gioia con la musica", il desiderio espresso ai componenti del Gen Rosso.

Le tappe precedenti
L’avventura qui era cominciata ad ottobre 2021 quando, grazie alla collaborazione con il Jesuit Refugee Service, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, gli artisti avevano potuto visitare gli ospiti del centro di accoglienza per famiglie di Borići, sul confine con la Croazia, e anche svolgere con loro alcuni laboratori di musica e danza. Soprattutto avevano avuto l’opportunità di manifestare la loro vicinanza a queste famiglie, unendo le loro voci a quelle di quanti cercano di attirare l’attenzione dell’Europa sulla disumanità delle condizioni di vita a cui i migranti della rotta balcanica sono costretti.



Il frutto è una ritrovata speranza
Dal 4 all’8 maggio scorsi, il secondo viaggio del Gen Rosso in Bosnia ed Erzegovina per dare il via alla seconda fase del progetto dedicato ai migranti con lo stesso obiettivo: dare loro speranza e calore attraverso la musica e far sperimentare quanto sia importante per tutti il dono della condivisione nella fraternità. Due i concerti realizzati dal vivo, in presenza, presso l’Istituto scolastico “Giovanni Paolo II” di Bihać e i frutti raccolti sono stati tanti. Ricorda Michele Sole, voce italiana del Gen Rosso: "Un ragazzo che proveniva dal Pakistan ci ha confidato: 'Non vogliamo smettere di vivere. Abbiamo tanti problemi ma con voi, con le attività che ci proponete, ci sentiamo spinti ad andare avanti, ad essere più motivati nel vivere'”. Tra il pubblico una donna musulmana: “Mi sono sentita commossa e fortunata di essere qui. Mi sono detta che vorrei partire con il Gen Rosso, essere il Gen Rosso”. Un ragazzo dell’Afghanistan: “Grazie per la passione e la speranza che ci avete dato”. “Avete abbellito la nostra vita con la vostra presenza in mezzo a noi - hanno lasciato scritto i dipendenti e gli studenti dell’Istituto scolastico di Bihać -. Irradiate così tanta bontà e felicità che facilmente si trasmette a tutti. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo".

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