@ - «100 giorni di successo», queste le parole di Elon Musk da quando è stato impiantato per la prima volta in un essere umano il chip sviluppato da Neuralink. L'azienda che si occupa di interfacce cervello-computer ha parlato dei progressi che ci sono stati in questo periodo monitorando il chip e il paziente zero, Noland Arbough.
Neuralink, 100 giorni col chip per il paziente zero. Il nuovo successo di Elon Musk© Social (Facebook etc)
Cosa è
Una serie di sensori (chiamati "Stentrode") vengono inseriti all’interno dei vasi sanguigni fino a raggiungere la parte superiore del cervello I sensori sono controllati da remoto utilizzando il “Synchron Switch”, un ricevitore wireless collocato sottopelle all’altezza del torace, che digitalizza gli impulsi cerebrali e li ritrasmette a pc, tablet e smartphone, che a quel punto possono essere attivati semplicemente pensando a un comando motorio.
Come funziona
L'interfaccia cervello-computer è completamente impiantabile, esteticamente invisibile e progettata per consentire alle persone di controllare un computer o un dispositivo mobile. «Le interfacce cervello-computer hanno il potenziale per cambiare la vita in meglio. Vogliamo portare questa tecnologia dal laboratorio nelle case delle persone».
L'obiettivo
L'obiettivo degli scienzati di Neuralink è quello di restituire attraverso il chip l'autonomia alle persone affette da tetraplegia. Inoltre attraverso il monitoraggio del paziente zero, rendere l'utilizzo della tecnologia anche all'interno del cervello umano come sicuro e utile nella vita quotidiana. «Le sue prestazioni tecniche da remoto e quantificheremo qualsiasi beneficio fornito cronometrando la durata dell'uso indipendente e valutando come influisce sulla qualità di vita dei partecipanti». Questa la nota di Neuralink
Il paziente zero
Il 29enne Noland Arbough, è stato il primo paziente alla quale è stato impiantato il primo chip nel cervello. I risultati a distanza di 100 giorni dall'operazione lo spiega proprio Arbough che dice: «mi permette di vivere secondo i miei tempi, senza bisogno di avere qualcuno che mi aiuti. Avere il chip è come un sovraccarico, un overload di lusso che mi ha permesso di fare alcune attività che non praticavo da 8 anni. La cosa più comoda è che posso sdraiarmi nel mio letto e usarlo. Il chip mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, coi miei amici e la mia famiglia. Mi ha dato la possibilità di fare di nuovo le cose da solo, senza bisogno degli altri a tutte le ore del giorno e della notte».
Le sessioni di ricerca
Noland Arbough contribuisce alle sessioni di ricerca per un massimo di 8 ore al giorno. Nei fine settimana, l'uso personale e ricreativo può superare le 10 ore al giorno. Recentemente ha utilizzato il dispositivo per un totale di 69 ore in una sola settimana: 35 ore di sessioni strutturate e ulteriori 34 ore di uso personale. Le sessioni permettono di valutare le performance del Link. Più sono alti i valori misurati in bit al secondo (Bps) migliore è il controllo del cursore. Durante la prima sessione, raccontano gli esperti: «Noland ha stabilito un nuovo record mondiale per il controllo del cursore, con un'interfaccia cervello-computer, di 4,6 Bps. Successivamente ha raggiunto 8 Bps e attualmente sta cercando di battere i punteggi degli ingegneri Neuralink utilizzando un mouse».
I risultati
Nelle settimane successive all'intervento la compagnia di Elon Musk ha raccontato che alcuni fili del chip si sono ritirati dal cervello, determinando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci e ciò ha portato a una riduzione dei valori Bps: «In risposta a questo cambiamento, abbiamo modificato l'algoritmo di registrazione per renderlo più sensibile ai segnali della popolazione neurale, migliorato le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore e migliorato l'interfaccia utente. Questi miglioramenti hanno prodotto un miglioramento rapido e duraturo del valore Bps, che ora ha superato la performance iniziale di Noland».
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