@ - Anche in Belgio, come in tanti altri Paesi (Italia compresa), c’è carenza di lavoratori in alcuni settori. Ecco quali sono e perché un italiano potrebbe essere attratto dall’idea di trasferirsi.
Con l’evoluzione del mercato del lavoro sempre più Paesi hanno difficoltà a reclutare personale in quei settori ritenuti strategici per la crescita ma dove ad esempio l’evoluzione tecnologica corre talmente veloce da rendere complicato trovare professionisti con le competenze tecniche necessarie.
C’è carenza di manodopera: molti settori in cui nonostante l’elevata richiesta non ci sono sufficienti lavoratori in grado di soddisfare il fabbisogno delle aziende.
Un problema che accomuna l’Italia (che secondo le recenti stime di Confcommercio è scoperta di 170 mila lavoratori, specialmente nel settore del turismo) a molti altri Paesi, come ad esempio il Belgio dove, secondo un recente rapporto dell’Autorità europea del lavoro, ci sono molte professioni che mancano di lavoratori.
Questa carenza ovviamente dovrà essere reperita altrove, ecco perché sempre più nell’ultimo periodo il Belgio guarda oltre confine per assumere quei professionisti di cui ha bisogno. Una tendenza che ovviamente non passa inosservata ai lavoratori italiani, i quali sono interessati all’idea di trasferirsi in Belgio viste le ottime opportunità di guadagno e crescita personale.
A tal proposito, vediamo quali sono questi lavori per cui il Belgio ha così tanto bisogno di lavoratori, nonché per quale motivo un italiano dovrebbe essere attratto da una tale opportunità.
Quali sono i lavori per cui il Belgio cerca stranieri
Sono ben 186 le professioni secondo cui in Belgio ci sarebbe carenza di manodopera. Non le metteremo tutte ovviamente, ma quel che è importante sottolineare è che principalmente questa situazione riguarda settori come l’ingegneria, industria, manifatturiero, edilizia, finanza e IT.
A tal proposito, le professioni per cui un lavoratore straniero ha maggiori possibilità di essere assunto in Belgio sono i seguenti:
- Elettricista
- Idraulico
- Meccanico
- Saldatore
- Macellaio
- Cuochi e assistenti di cucina
- Camerieri
- Colf e badanti
- Baby sitter
- Lavoratori addetti ai call center
- Addetti alle vendite
- Responsabili di magazzino
- Interpreti
- Addetti alle risorse umane
- Consulenti finanziari
- Professionisti del marketing online
- Tecnici e ingegneri esperti in energie rinnovabili
- Architetto del software
Ovviamente non basta saper svolgere questi lavori per essere certi di essere assunti in quanto trattandosi di un Paese straniero si darà la precedenza a coloro che conoscono anche la lingua. Ma che lingua si parla in Belgio? Molto dipende dalla zona: nella parte meridionale è il francese a essere predominante, mentre nella parte settentrionale, nella zona delle Fiandre, si parla perlopiù il fiammingo. Il tedesco è invece parlato nella parte orientale, per quanto comunque rappresenti solamente una minoranza delle persone. In ogni caso, c’è un’alta concentrazione di persone che parlano l’inglese.
Perché un italiano dovrebbe trasferirsi in Belgio per lavorare?
Ci sono diverse ragioni per cui il Belgio è un posto molto attrattivo per chi vuole fare un’esperienza lavorativa all’estero, sia di breve che di lunga durata. Pensiamo ad esempio al reddito medio che secondo lo Statbel, l’ufficio statistico belga, nel 2022 è stato pari a 4.076 euro lordi (mentre in Italia si attesta intorno ai 2.330 euro lordi).
Uno stipendio più alto ma con meno ore di lavoro (34,9 ore in media a settimana, rispetto alle 36,2 dell’Italia) merito anche dell’adozione della settimana corta di 4 giorni, per quanto va detto che ad oggi solamente un numero limitato di aziende la stia utilizzando.
Il fatto che gli stipendi in Belgio siano più alti rispetto all’Italia è comunque proporzionato al costo della vita. Qui, infatti, è molto più alto ma questo non significa che mantenersi in Belgio sia più complicato rispetto all’Italia. Anzi: stando ai dati riportati da WorldData.info, un lavoratore belga ha un potere d’acquisto maggiore di circa il 22% rispetto a uno italiano.
A ciò si aggiunge un tasso di disoccupazione molto più basso rispetto a quello italiano: qui oscilla infatti tra un 5,3% e un 5,5%, mentre in Italia - secondo gli ultimi rilevamenti - è del 6,5%.
Per quanto riguarda i passaggi per il trasferimento, invece, sono molto semplici. Per i lavoratori italiani, trattandosi di cittadini europei, l’ingresso nel Paese è consentito anche senza passaporto, né tantomeno è richiesto un visto. Tuttavia, dopo tre mesi di permanenza, devono iscriversi all’anagrafe nazionale presentando un documento d’identità, tessera sanitaria, prova di alloggio dando prova di avere sufficienti risorse economiche per mantenersi. In sede di iscrizione viene assegnato un numero di registro nazionale, utile per accedere ai servizi (come ad esempio per l’assistenza sanitaria). Si ricorda poi che per soggiorni oltre i 12 mesi, è necessaria l’iscrizione all’AIRE.
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