@ - Il 23 ottobre la Ong ha lanciato la campagna solidale “Qui vivo” per recuperare spazi pubblici educativi e di socialità nelle periferie urbane.
Spazio Mamme del Laboratorio Zen Insieme Palermo sostenuto
da Save the Children ( ph di Francesco Alesi)
Gaia Fiorini, responsabile sviluppo territoriale: “È importante mettere al centro dell’attenzione i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nelle periferie geografiche ma anche educative del nostro Paese”.
Nelle quattordici città metropolitane presenti in Italia vivono 3 milioni e 800 mila bambini e adolescenti. Ma, il rapporto “Fare spazio alla crescita” di Save the Children lancia l’allarme: la maggior parte di loro vive nelle periferie che sono aree private di spazi, stimoli e opportunità per crescere. I bambini e i ragazzi che crescono in regioni diverse ma anche in quartieri diversi della stessa città hanno profonde disuguaglianze nell’accesso agli spazi abitativi, scolastici e pubblici. E questo ha notevoli ripercussioni sulla loro crescita e sul loro benessere educativo, fisico e socio-emozionale. “Dal rapporto emerge anche che le periferie hanno tante caratteristiche che possono essere valorizzate. Per questo, è fondamentale che le istituzioni pubbliche, al fianco del terzo settore, del privato sociale e soprattutto dei minori dei quartieri, si attivino affinché possano emergere”, spiega a Vatican News Gaia Fiorini, responsabile dell’ufficio sviluppo territoriale del Dipartimento di innovazione sociale di Save the Children Italia.
I risultati del rapporto
L’analisi, sviluppata in collaborazione con la fondazione indipendente Openpolis, ha rilevato che su 114 municipi, 33 presentano fattori di svantaggio elevati. Questi, nella città metropolitana di Roma sono 9 su 15, a Reggio Calabria 10 su 15, a Napoli 7 su 10, a Firenze 4 su 5. I fattori di svantaggio riguardano le infrastrutture abitative familiari, educative, gli spazi ricreativi, i mezzi di trasporto. “La casa rappresenta un diritto fondamentale per tutti i minorenni eppure i minori senza fissa dimora sono quasi 13.000 nel nostro Paese”, spiega sempre a Vatican News Antonella Inverno, responsabile delle politiche per l’Infanzia e l’adolescenza di Save the Children Italia. “C’è poi anche il problema delle case sovraffollate. Ma non solo la quantità di spazio disponibile rappresenta una criticità ma anche la sua qualità”. Infatti, si legge nel rapporto, tra le famiglie con almeno un figlio minore, il 9.2% vive in case danneggiate, il 13.7% con umidità e il 5.4% con scarsa illuminazione. Nelle città metropolitane poi, la percentuale di edifici scolastici senza certificato di agibilità raggiunge il 70%; in 3 scuole su 5 manca una palestra, in più di uno su tre uno spazio sociale comune. Inoltre, nei comuni con maggior livello di deprivazione, 240 istituzioni scolastiche sono a rischio dimensionamento. “Tutti questi elementi - spiega Inverno - creano un impatto sulla crescita, sulla possibilità dei bambini di studiare, di riposarsi e di mangiare”. "Noi chiamiamo le città metropolitane giocatori di svantaggio cioè territori dove è più difficile crescere. Diventa quindi fondamentale investire di più qui perché questo incide sulla possibilità dei bambini di emanciparsi da una condizione di partenza svantaggiata”, aggiunge Inverno.
Campagna di sensibilizzazione “Qui vivo”
Alla luce di questo rapporto, Save the children ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Qui vivo” con una petizione che ha lo scopo di recuperare gli spazi pubblici educativi, di socialità e incontro e trasformare i quartieri periferici in luoghi sicuri e stimolanti in cui crescere per tutti i bambini. “L’importanza della campagna è quella di mettere al centro dell’attenzione i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nelle periferie geografiche ma anche educative del nostro paese”, spiega Gaia Fiorini.
Scardinare lo stigma delle periferie
L’importanza di dare voce alle periferie la condivide anche Fabrizio Arena, presidente del laboratorio Zen Insieme di Palermo: “È importante che la società civile prenda coscienza delle condizioni economiche sociali di marginalità in cui versano le nostre periferie per scardinare lo stigma che si portano dietro del povero colpevole di essere povero”. La testimonianza di Arena è segnata dalla sua esperienza nel quartiere Zen di Palermo, "una periferia segnata da povertà materiale e educativa e dalla distanza non solo geografica ma anche concettuale col centro città". Arena pensa alle famiglie "che ogni giorno lottano in una condizione di disparità per riuscire a ottenere il proprio scampolo di normalità, mettere insieme il pranzo con la cena, acquistare un'automobile, fare studiare i figli e lo fanno con tanta fatica e dignità". Per questo, crede che la vera responsabilità per le condizioni in cui versano i quartieri periferici sia da ricercare nella politica: "è la volontà politica di fare un lavoro reale di lungo corso su questi quartieri che manca".
Programma di innovazione sociale “Qui, un quartiere per crescere”
Insieme alla nuova campagna, Save the children ha lanciato un programma di innovazione sociale, “Qui, un quartiere per crescere”, implementato in 5 quartieri particolarmente poveri di servizi e opportunità per i minori di cinque grandi città italiane: Aurora-Porta Palazzo a Torino, Macrolotto Zero a Prato, Ostia Ponente a Roma, Pianura di Napoli e Zen2 a Palermo. “Si tratta di un intervento di lungo corso che esce dalla logica del centro aggregativo. Ragiona sui territori andando a intercettare tutti gli ambiti della vita dei minori che presentano delle criticità: dalla questione della dignità dell’abitare alle carenze strutturali delle scuole agli spazi aggregativi e sportivi insufficienti o talvolta inesistenti”, spiega Fabrizio Arena.
Il vantaggio di implementare un programma di innovazione sociale come questo, secondo Arena, “sta nel protagonismo dato ai ragazzi e ragazze. Il loro non è solo un lavoro di advocacy ma saranno loro a gestire le interlocuzioni con le istituzioni e ad avanzare le proposte”. Le lentezze burocratiche e le interlocuzioni con le istituzioni “molto farraginose” rappresentano gli ostacoli più rilevanti per il presidente del laboratorio "Zen Insieme di Palermo" ma, dice, non sono un impedimento “per prendere per mano questi ragazzi e ragazze e accompagnarli in questo percorso in cui non sono oggetto di questo o di quell’intervento ma soggetti attivi che agiscono il cambiamento in prima persona”.
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